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Il backstage delle norme sulla ventilazione degli edifici

5 Maggio 2015 - Aggiornamenti normativi - Nessun commento

Il backstage delle norme sulla ventilazione degli edifici

Come si scrive una normativa tecnica sulla ventilazione degli edifici? Ne parliamo con il Prof. Roberto Zecchin, socio fondatore di una delle più importanti società di ingegneria italiane, Manens-TiFS S.p.A., già  professore di Fisica Tecnica e di Impianti Termotecnici presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Padova che ha contribuito alla stesura della prima versione della norma tecnica UNI 10339 uscita nel 1995.

Roberto Zecchin ha molta esperienza nella progettazione della ventilazione meccanica in ambito residenziale e terziario. Non a caso è stata una sua idea la scrittura del primo libro tecnico italiano su questo tema: Teoria e tecnica della ventilazione – Soluzioni per l’edilizia residenziale ed il piccolo terziario pubblicato da Editoriale Delfino nel 2010.

Come si scrive una normativa tecnica sulla ventilazione degli edifici?

“La domanda che mi pone è estremamente interessante: vorrei precisare che scrivere una norma tecnica non è affatto banale perché si tratta di uno strumento che deve essere facilmente applicabile dai progettisti, anche da quelli alle prime armi, ed allo stesso tempo estremamente rigoroso; una norma deve essere caratterizzata da un linguaggio estremamente tecnico e basarsi su precise nozioni scientifiche. Il normatore pertanto deve svolgere il compito di scrittura con un grande senso di responsabilità e deve avere la capacità di porsi dalla parte del lettore, per capire se lo strumento che gli viene offerto (o meglio, che gli viene chiesto di applicare) sia effettivamente fruibile o meno”.

A chi è richiesto di scrivere le norme tecniche? Come si diventa “normatore”?

“Esistono due livelli, quello italiano e quello europeo. A livello italiano l’ente normatore è l’UNI, Ente Nazionale di Unificazione che affida la  scrittura delle normative a gruppi di lavoro che si formano in seno a specifici enti tecnici: per il settore termotecnico il riferimento è il CTI, ovvero il Comitato Termotecnico Italiano. Quando si apre un progetto di norma, il CTI affida l’incarico della conduzione del gruppo di lavoro ad un coordinatore mentre i membri – soci CTI – possono inviare richiesta di partecipazione spontanea sulla base di una chiamata ufficiale di esperti del settore sempre indetta dal CTI. A livello europeo il procedimento è simile:  l’ente normatore è il CEN, Comité Européen de Normalisation, e gli incarichi sono affidati a gruppi di lavoro in seno a comitati tecnici, TC, Technical Committee, codificati da un numero, a loro volta suddivisi in WG, Working Group. Nell’ambito della ventilazione, il TC di pertinenza è il TC 156, il cui WG2 lavora nell’ambito della Residential Ventilation. All’interno di ogni WG sono presenti esperti di vari Paesi Membri e la coordinazione è affidata di ufficio dal TC ad un Convenor. Un esperto italiano può divenire membro di un WG europeo facendo domanda all’UNI”.

Che tempi di scrittura ha una norma?

“Le parlo prima del contesto europeo, dove vigono regole abbastanza ferree: generalmente il lavoro di scrittura di una normativa tecnica richiede un anno e mezzo di lavoro. Successivamente subisce un processo denominato di inchiesta pubblica, durante il quale i Paesi Membri hanno circa 5 mesi di tempo per compiere eventuali osservazioni sulla bozza circolata. Successivamente il WG si riunisce nuovamente per integrare i commenti pertinenti al documento normativo e successivamente si avvia la fase di voto formale che, se superata, rende definitivo ed ufficiale il testo”.

Per quanto riguarda l’Italia, invece?

“Per i documenti UNI le tempistiche sono più elastiche: diciamo che dipendono molto dall’impostazione data dal coordinatore”.

Quali sono le principali difficoltà nello scrivere una normativa?

“Come forse lei saprà, un gruppo di lavoro è formato da diversi attori, la cui presenza ed interazione è secondo me importante: aziende, professionisti del settore, laboratori di test, professori universitari. Poiché ognuno ha la propria impostazione mentale e di lavoro a volte, come è normale che sia, nascono delle divergenze; in taluni casi mi è capitato di assistere anche a discussioni protratte troppo a lungo con la conseguenza di non rispettare le tempistiche stabilite all’inizio dei lavori. In questo caso la determinazione e la capacità di conduzione dei lavori da parte del coordinatore sono fondamentali. Un altro ostacolo può consistere nella presenza di qualche persona che è alla ricerca di vantaggi personali e che cerca di pilotare i contenuti della norma: possiamo parlare in questo caso di una lobby malsana che è decisamente il caso di arginare, al fine di proteggere non solo gli aspetti più tecnici, ma anche quelli etici”.

Perché le portate di riferimento per dimensionare gli impianti di ventilazione variano a livello internazionale da paese a paese?

“Sostanzialmente per ragioni storiche. In passato non era così diffuso lo scambio di informazioni: consuetudini, regolamenti e legislazioni locali potevano facilmente differire. Al giorno d’oggi la collaborazione internazionale a livello normativo aiuta a rendere più coerenti i criteri di ventilazione: sta per uscire la nuova norma EN 16798 che a livello europeo darà un’impostazione condivisa e sostituirà l’attuale EN 15251; essa dovrà poi essere recepita a livello italiano in luogo dell’attuale UNI EN 15251. Addirittura a livello mondiale è in fase di redazione la norma ISO 17772 che ricalca sostanzialmente quella europea”.

Quali sono gli obiettivi che un sistema di ventilazione deve raggiungere e che la normativa deve insegnare a rispettare? 

“In primo luogo la norma deve codificare valori ragionevoli, ma allo stesso tempo convalidati da letteratura scientifica a livello internazionale. Stabilite così le portate, i prodotti che su essa si basano devono soddisfare requisiti di silenziosità, basso consumo di energia  elettrica, controllo delle portate e – quando possibile e conveniente – filtrazione e recupero di calore”.


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