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Greta Thunberg e la lotta all’inquinamento globale, non solo dell’aria

25 Settembre 2019 - News - Nessun commento

Greta Thunberg e la lotta all’inquinamento globale, non solo dell’aria

Se ne sta lì immobile, davanti al Parlamento svedese, stretta nel suo impermeabile giallo, fra le mani il consueto cartello “SCIOPERO SCOLASTICO PER IL CLIMA”.

Ormai, Greta Thunberg, la conosciamo tutti: viso rotondo, lunghe trecce, espressione seria e idee molto chiare sul tema dell’inquinamento globale.

Il suo linguaggio è franco e diretto, comprensibile anche a chi non è esperto di ambiente:

Abbiamo bisogno di speranza, ovviamente. Ma ancora più che sperare, abbiamo bisogno di agire. Quando iniziamo ad agire, la speranza è dappertutto.”

Colpisce che in pochi mesi di attivismo ambientalista sia riuscita ad entrare nell’immaginario collettivo come paladina dell’ambiente, coinvolgendo milioni di giovani nello sciopero generale del 20 settembre contro il cambiamento climatico.

La Generazione Greta contro l’inquinamento terreste

Quando la coscienza collettiva si risveglia sull’importante tema dell’inquinamento, di interesse generale, ha anche bisogno di darle un volto.

La popolazione della terra che ha accesso all’informazione prende sempre più coscienza dei problemi legati all’ambiente, all’inquinamento, ambientale, idrico e atmosferico e Greta ne è diventato il volto.

Il movimento spontaneo interessa molto i giovani della Generazione Z, nati a cavallo del millennio, che chiedono ai governi del mondo di agire subito per prevenire un ulteriore riscaldamento globale e cambiamenti climatici peggiori.

Libri, quaderni, diario e borraccia: ecco lo zainetto della “Generazione Greta”.

Il gesto simbolico di portare con sé la borraccia (anziché le vituperate bottigliette di plastica!) è diventato la dimostrazione che esistono piccole abitudini – alla portata di tutti – capaci di innescare grandi cambiamenti.

La crisi climatica non guarda in faccia nessuno

Ma, se è vero che i singoli devono adottare nuove abitudini più rispettose dell’ambiente, solo le pubbliche amministrazioni potranno mettere in atto progetti e azioni per sviluppare resilienza e adattamento idonei ad affrontare eventi climatici estremi e ridurre l’inquinamento globale.

I dati sull’invasione delle microplastiche sono agghiaccianti: nessun luogo ne è esente.

Oceani, deserti, mari, monti, laghi, animali ed esseri umani sono, siamo, tutti contaminati.

Venendo al nostro habitat, bisogna partire dall’ambiente costruito per contrastare l’arrivo di ondate di calore anomale, piogge torrenziali, siccità e aridità, uragani e cicloni nelle nostre città. 

In ambito europeo, gli immobili sono i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico: il 35% del parco immobiliare ha più di cinquant’anni e quasi il 75% non è efficiente sotto il profilo energetico.

Cosa si può fare

Secondo il rapporto “Adattamento ai cambiamenti climatici di Architetture e Città ‘Green’ per migliorare la resilienza dell’Ambiente Costruito”, presentato alla conferenza nazionale delle Green City, bisogna intensificare economia circolare, rinnovabili ed efficienza energetica.

I sintomi del cambiamento climatico devono essere affrontati in modo da ridurre quanto più possibile l’impatto sull’ambiente:occorre creare condizioni di resilienza per il tessuto urbano.

Aria e acqua: l’ecologia deve entrare nelle case di tutti

Sono i beni essenziali alla nostra sopravvivenza come l’aria e l’acqua ad avere la precedenza assoluta.

Fra le misure ecologiche da adottare subito non possono mancare quelle che aumentano la capacità di gestione dell’acqua come risorsa strategica. Occorre incentivare la raccolta e il riutilizzo dell’acqua piovana negli edifici e adottare forme e sistemi di depurazione e fitodepurazione delle acque di recupero.

Sul fronte della qualità dell’aria (in costante peggioramento) le soluzioni sembrano ancora lontane perché occorrerebbe riqualificare la maggior parte dei condomìni.

È più fattibile intervenire almeno sulla qualità dell’aria indoor, dotando le abitazioni di opportuni sistemi di ventilazione meccanica controllata capaci di filtrare l’aria domestica per ridurre l’inquinamento interno e limitare il rischio di insorgenza di malattie correlate.

Gli impianti di VMC Single Room stanno avendo molto successo poiché sono estremamente versatili, compatti (ottimo rapporto tra volume occupato e capacità di ricambio dell’aria) e adatti alle case già abitate (non richiedono opere murarie).

Gli impianti di VMC (ventilazione meccanica controllata), con recupero di calore, beneficiano di detrazioni fiscali fino al 50% come previsto dalla Legge n. 190 del 23 dicembre 2014, conosciuta come Legge di Stabilità 2015, per le spese documentate, relative agli interventi di cui all’articolo 16-bis, comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica 22 Dicembre 1986, n. 917, fino ad un ammontare complessivo delle stesse non superiore a 96.000 euro per unità immobiliare di tipo residenziale.


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